Dott. Materni Alberto,Dott. Massimo Surti, Dott. Pagnutti Stefano

Premessa

Gli interventi di rigenerazione ossea permettono di ripristinare le carenze praticamente in tutte le zone atro che. Il posizionamento implantare per ristabilire il carico masticatorio ne risulta facilitato, senza compromissioni funzionali ed estetiche. La ricerca di biomateriali da innesto in grado di osteointegrarsi, mantenere un volume osseo e ridurre le numerose complicanze dovute all’impiego di osso autologo (gold standard) ha indirizzato la chirurgia rigenerativa verso un innesto che consente un’ottimale rigenerazione, tale da permettere il corretto posizionamento implantare. In questo case report è stato eseguito un rialzo di seno e un onlay orizzontale mascellare con innesto di materiale collagenato di derivazione equina, deantigenato con trattamento polienzimatico.

Scopo

Lo scopo del presente lavoro è stato poter posizionare impianti in modo protesicamente guidato, eseguendo una rigenerazione ossea con solo materiale eterologo: un rialzo di seno e un onlay orizzontale. Si è deciso per l’innesto di un materiale di derivazione equina deantigenato per via enzimatica e l’utilizzo di una membrana in pericardio a copertura, per valutare l’inserimento implantare in una zona d’osso opportunamente rigenerata, senza ricorrere a prelievi intraed extraorali.

Materiali

È stato innestato sul versante vestibolare un blocchetto osseo spongioso 10x20x5 mm opportunamente modellato (Osteoxenon®, Bio-teck, Italy). Le membrane impiegate sono in pericardio equino (Heart®, Bioteck, Italy ). Nel sito rigenerato sono stati posizionati impianti (Straumann, Swiss). La sutura è stata eseguita con lo in Goretex.

Metodi

La paziente di 67 anni con carenza ossea nel II quadrante di circa 5 mm in senso vestibolo-palatino e verticale di circa 10 mm (Fig. 1), con formula dentaria mancante del 23, 24, 25, 26 (Fig. 2) richiede una riabilitazione protesica di tipo sso con ripristino dell’occlusione.

La paziente risulta in buona salute e all’anamnesi non c’è nulla da segnalare (ASA1).
Nel trattamento prechirurgico, la paziente ha effettuato sciacqui con Clorexidina 0.2% per 1 minuto, inoltre le sono stati somministrati 2 g di Amoxicillina e Acido Clavulanico (Augmentin, GlaxoSmithKline, Italy) un’ora prima dell’intervento come pro lassi antibiotica.

L’intervento è stato eseguito in anestesia locale con Articaina 1:100.000. Dagli esami radiogra ci preliminari è stato possibile piani care l’intervento implantologico.

Considerato lo spazio disponibile per l’inserimento implantare e il ridotto spessore della cresta residua, si è scelto l’inserimento degli impianti in un unico step contestualmente al rialzo di seno (Fig. 1), invece nella cresta si è deciso di eseguire un onlay orizzontale per ripristinare il difetto e inserire gli impianti in un secondo tempo.

Per il rialzo di seno è stata eseguita un’incisione crestale con svincolo in zona mesiale al difetto, per una migliore gestione dei tessuti molli. Si è poi proceduto allo scollamento completo della membrana di Schneider no alla parete nasale ed è stato inserito il particolato (OX Granuli, Bioteck, Italy) e i primi due impianti (in zona 26 Tissue Level Wide Neck 4,8×10 mm e in zona 25 Tissue Level Regular Neck 4,1×10 mm, Straumann, Italy).

Si è quindi preparato il sito per la rigenerazione orizzontale. È stato traforato l’osso preesistente con frese a rosetta diametro 0.8 mm (Fig. 3) ed è stato apposto un blocchetto di osso equino deantigenato per via enzimatica modellato opportunamente e ssato con due viti da osteosintesi di lunghezza 8 mm (Fig. 4).

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Si è coperto l’innesto con 2 membrane in pericardio che non richiedono l’impiego di viti di ssaggio per le loro proprietà di adesione (Fig. 5). La sutura è stata eseguita senza tensioni e si è ottenuta una guarigione per prima intenzione.

Dopo 4 mesi è stato riaperto il sito e sono state rimosse le viti. L’innesto appariva ben vascolarizzato; non si è notato alcun riassorbimento, è stato quindi mantenuto il volume innestato. Si noti infatti che le teste delle viti sono a lo con l’innesto (Fig. 6).

Per veri care la qualità dell’innesto è stata prelevata una biopsia nella zona in cui era presente una vite di ssaggio ed è stata inviata al laboratorio di riferimento per l’analisi istologica.

2a-crA questo punto sono stati inseriti altri 2 impianti (in zona 24 Tissue Level Regular Neck 4,1×10 mm e in zona 23 Bone Level Narrow Cross t 3,3×10 mm Straumann, Swiss) e successivamente è stata eseguita una protesizzazione immediata.

A distanza di tre mesi si sono posizionati gli elementi protesici de nitivi (Fig. 8). Dall’analisi istologica è risultato che la carota bioptica era vitale, con lacune popolate da osteociti, il tessuto

connettivo presente era irrorato da vasi sanguigni e vi era assenza di tessuto cartilagineo.
Un quadro compatibile con il processo di ossi cazione diretta in corso. Erano presenti anche alcuni frammenti sparsi di biomateriale destinati al rimodellamento (Fig. 9).

Conclusioni

La necessità di ristabilire la funzionalità di un mascellare atro co spinge l’odontoiatra a considerare il posizionamento implantare a rischio a fronte del difetto osseo presente.

Per questo si sceglie di intervenire tramite una rigenerazione ossea con l’impiego di biomateriali, che si dimostrino in grado di soddisfare le esigenze di volume e di stabilità richieste e di dare risultati comparabili all’innesto di osso autologo.

Il biomateriale eterologo di derivazione equina, deantigenato con una miscela polienzimatica utilizzato sia per il rialzo del seno, in granuli, che per l’onlay orizzontale, in formato di blocchetto, ha permesso di posizionare gli impianti richiesti per garantire il carico appropriato e la stabilità adeguata, nonché uno spessore osseo attorno agli impianti suf ciente per garantirne la stabilità a lungo termine. L’utilizzo a copertura dell’innesto di una membrana a lento riassorbimento ha permesso il siologico rimodellamento e la protezione dall’invasione delle cellule epiteliali, effetto che si è mantenuto per il tempo necessario.

L’orientamento corretto degli impianti posizionati è stato possibile solo grazie al grado di rigenerazione ossea ottenuta con l’innesto del biomateriale (Fig. 10).

Fonte: Implant Tribune Italian Edition

 

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