Dr. Massimo Mazza
Titoli di studio:
Laurea in medicina e chirurgia
Spec. in chirurgia maxillo-facciale
Spec. in odontostomatologia
www.massimomazza.org.
Una motivazione importante per il trattamento ortodontico nei bambini e negli adolescenti deriva in realtà dai genitori. A quest’età il paziente accetta l’apparecchiatura ortodontica più o meno come il fatto di dover andare a scuola cioè co- me uno di quegli eventi inevitabili che si debbono sopportare in età di crescita. Gli adulti al contrario si presentano al- l’ortodontista perché vogliono ottenere qualche beneficio, anche se non sempre chiaramente espresso, tanto che alcuni adulti presentano un elaborato complesso di motivazioni nascoste. A volte il trattamento ortodontico è considerato come l’ultimo rimedio per migliorare il proprio aspetto, nell’ambito di una serie di complessi problemi sociali. Altre volte, fortunatamente molte, i pazienti capiscono le vere ragioni per cui richiedono un trattamento ortodontico e sono realistici su ciò che possono ottenere. Si potrebbe pensare che chi richiede una cura ortodontica sia meno sicuro ed equilibrato della media; invece, per la maggior parte, queste persone tendono ad avere una considerazione di se stessi più positiva rispetto alla media. In realtà occorre una certa forza di carattere per sottoporsi ad un trattamento ortodontico ed ancora maggiore se si tratta di un trattamento ortodontico-chirurgico, per cui la forza piuttosto che la debolezza interiore è la caratteristica principale dei pazienti adulti. Fino a pochi anni fa la chirurgia ortognatica era riservata ai pazienti con se- vere malocclusioni e deformità del viso, mentre oggi, con l’evoluzione delle tecniche di fissazione che hanno diminuito il trauma operatorio ed accresciuto il confort post-operatorio, questo tipo di approccio terapeutico si è notevolmente di- vulgato. D’altra parte nel paziente adulto il solo trattamento ortodontico non è sufficiente ad ottenere da un lato l’occlu- sione ideale dell’arcate e tanto meno una correzione estetica dei tratti del viso.I primi trattamenti chirurgici del prognatismo mandibolare furono eseguiti agli inizi del secolo. Sebbene durante tutta la prima metà di questo secolo ci sia stato un progresso graduale delle tecniche di arretramento della mandibola, l’introdu- zione dell’osteotomia sagittale del ramo di Trauner ed Obwegeser nel 1959 ha decisamente segnato l’inizio di una nuo- va era nella chirurgia ortognatica.Questa tecnica utilizza un approccio intraorale che permette di evitare incisioni cutanee potenzialmente deturpanti. Il ta- glio sagittale offre inoltre un valido metodo biologico per allungare o accorciare la mandibola ricorrendo allo stesso tipo di osteotomia e permettendo così il trattamento dei deficit, degli eccessi e delle asimmetrie mandibolari.Negli anni ‘60 i chirurghi nord-americani iniziarono ad utilizzare e a modificare alcune tecniche per la chirurgia del ma- scellare che erano state sviluppate in Europa. Questo decennio di rapido progresso della chirurgia mascellare culminò con lo sviluppo da parte di Bell ed Epker della tecnica osteotomica tipo Le Fort I che permette di riposizionare il ma- scellare nei tre piani dello spazio.
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Laurea in medicina e chirurgia
Spec. in chirurgia maxillo-facciale
Spec. in odontostomatologia
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Dott. Massimo Mazza |
Recentemente si è osservato un notevole aumento del numero d’adulti che si sottopongono a trattamento ortodontico. Sebbene non esistano dati ufficiali quelli non ufficiali indicano che dei pazienti che si sottopongono a trattamento ortodontico almeno il 25% è rappresentato da pazienti di età superiore ai 18 anni mentre solo una diecina di anni fa questa percentuale non superava il 5-10%.
Il trattamento complessivo in età adulta implica una serie di problemi che non s’incontrano in pazienti giovani. Robert Ricketts a proposito afferma che “più un trattamento risulta precoce più l’ortodontista potrà‘adattare’ il viso al suo concetto ideale, più un trattamento sarà tardivo più l’ortodontista dovrà ‘adattare’ il suo concetto di ideale al viso del soggetto.” L’ostacolo più grande che l’ortodontista incontra nel paziente adulto è quindi la mancanza di crescita, la qua- le altresì può essere sfruttata nel paziente in età evolutiva allo scopo di correggere le malocclusioni di natura dento- scheletrica.
Una motivazione importante per il trattamento ortodontico nei bambini e negli adolescenti deriva in realtà dai genitori. A quest’età il paziente accetta l’apparecchiatura ortodontica più o meno come il fatto di dover andare a scuola cioè co- me uno di quegli eventi inevitabili che si debbono sopportare in età di crescita. Gli adulti al contrario si presentano al- l’ortodontista perché vogliono ottenere qualche beneficio, anche se non sempre chiaramente espresso, tanto che alcuni adulti presentano un elaborato complesso di motivazioni nascoste. A volte il trattamento ortodontico è considerato come l’ultimo rimedio per migliorare il proprio aspetto, nell’ambito di una serie di complessi problemi sociali. Altre volte, fortunatamente molte, i pazienti capiscono le vere ragioni per cui richiedono un trattamento ortodontico e sono realistici su ciò che possono ottenere. Si potrebbe pensare che chi richiede una cura ortodontica sia meno sicuro ed equilibrato della media; invece, per la maggior parte, queste persone tendono ad avere una considerazione di se stessi più positiva rispetto alla media. In realtà occorre una certa forza di carattere per sottoporsi ad un trattamento ortodontico ed ancora maggiore se si tratta di un trattamento ortodontico-chirurgico, per cui la forza piuttosto che la debolezza interiore è la caratteristica principale dei pazienti adulti. Fino a pochi anni fa la chirurgia ortognatica era riservata ai pazienti con se- vere malocclusioni e deformità del viso, mentre oggi, con l’evoluzione delle tecniche di fissazione che hanno diminuito il trauma operatorio ed accresciuto il confort post-operatorio, questo tipo di approccio terapeutico si è notevolmente di- vulgato. D’altra parte nel paziente adulto il solo trattamento ortodontico non è sufficiente ad ottenere da un lato l’occlu- sione ideale dell’arcate e tanto meno una correzione estetica dei tratti del viso.I primi trattamenti chirurgici del prognatismo mandibolare furono eseguiti agli inizi del secolo. Sebbene durante tutta la prima metà di questo secolo ci sia stato un progresso graduale delle tecniche di arretramento della mandibola, l’introdu- zione dell’osteotomia sagittale del ramo di Trauner ed Obwegeser nel 1959 ha decisamente segnato l’inizio di una nuo- va era nella chirurgia ortognatica.Questa tecnica utilizza un approccio intraorale che permette di evitare incisioni cutanee potenzialmente deturpanti. Il ta- glio sagittale offre inoltre un valido metodo biologico per allungare o accorciare la mandibola ricorrendo allo stesso tipo di osteotomia e permettendo così il trattamento dei deficit, degli eccessi e delle asimmetrie mandibolari.Negli anni ‘60 i chirurghi nord-americani iniziarono ad utilizzare e a modificare alcune tecniche per la chirurgia del ma- scellare che erano state sviluppate in Europa. Questo decennio di rapido progresso della chirurgia mascellare culminò con lo sviluppo da parte di Bell ed Epker della tecnica osteotomica tipo Le Fort I che permette di riposizionare il ma- scellare nei tre piani dello spazio.